A metà strada tra commedia corale e storia di una famiglia, Viva l’Italia è una delle commedie più piacevoli e intelligenti degli ultimi vent’anni, creatura del geniale Massimiliano Bruno, uno degli autori e registi più dissacranti, divertenti e acuti che il mondo del cinema italiano ci abbia regalato ultimamente.
La commedia è uno dei generi trainanti del cinema nostrano, in grado di riportare nelle sale un pubblico sempre più distratto da serie TV e trash pomeridiano. È anche grazie a film come questo che il nostro cinema continua a essere protagonista, sulle testate giornalistiche o su siti internet del settore.
Il film è una critica alla società corrotta, arguta ma mai cinica, cattiva ma non sarcastica. L’equilibrio tra la battuta, la satira e i momenti di riflessione sono abilmente gestiti da Bruno, che si avvale di attori di indiscusso talento, aiutati da una sceneggiatura brillante e non banale.
Soggetto e sceneggiatura
Michele Spagnolo (Michele Placido) è un politico corrotto e intrallazzatore che, colto da una “malattia” improvvisa, si ritrova a dover dire sempre tutta la verità, per quanto spiacevole essa sia, con risultati esilaranti. A tenerlo a freno, deve pensarci la prole, a partire dal viziato Valerio (Alessandro Gassman), il figlio medico incorruttibile Riccardo (Raul Bova) e l’attrice con seri problemi di dizione Susanna (Ambra Angiolini), che fino ad allora riusciva a calcare i palcoscenici solo grazie ai potenti allacci paterni.
La commedia si snoda tra situazioni divertenti, necessarie prese di coscienza e piccole grandi crisi familiari, impreziosita da cameo di attori come Rocco Papaleo, Maurizio Mattioli, Stefano Fresi e Valerio Aprea. Si ride molto, e sfacciatamente. È una risata liberatoria ed efficace, proprio come quella dell’onorevole Spagnolo, che finalmente è libero di pensare con la sua testa. E che potrebbe forse, un giorno, anche agire per il bene comune.